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La tua impronta ecologica scopri l'impatto ambientale delle tue scelte

Scopri l'impatto ambientale di ogni caso.
Da una pinta di birra a un viaggio nello spazio

Questo libro inquina come 12 ore di tv, un anno di email come 300 chilometri di auto, un cheesburger equivale a 30 chilometri di treno, una fetta di formaggio a 12 chili di carote.

Qualcuno ha un mondo di ricambio?
Perché se andiamo avanti di questo passo, nel 2050 ci serviranno due pianeti per sopravvivere.
Dobbiamo iniziare da oggi a ridurre il nostro impatto ambientale, ma siamo sicuri di sapere come si fa?
Con solide basi scientifiche e gli esempi più disperati e divertenti, questo libro ci insegna a calcolare quanta anidride carbonica consumiamo, e quindi quanto contribuiscono al riscaldamento globale, le azioni quotidiane o ciò che acquistiamo ogni giorno.
Sarà così più facile rendere più sostenibile il proprio stile di vita con minimo sforzo e massima resa.
Guida rapida all'anidride carbonica e all'impronta di carbonio.

"Impronta di carbonio è un'espressione deliziosa ma orribilmente abusata. Voglio quindi capire fin da subito qual è il senso che le do io. In questo libro, userò la parola impronta come una metafora per l'impatto totale della cosa o dell'azione presa in esame. Userò la parola carbonio per indicare tutti i diversi gas serra che provocano il riscaldamento globale. Per tanto utilizzo l'espressione impronta di carbonio per indicare la stima più accurata che possiamo fare dell'impatto totale di qualcosa sul cambiamento climatico."
Questo  "qualcosa" può essere qualunque cosa: un'attività, un oggetto, uno stile di vita, un'azienda, una nazione o persino il mondo intero.
Il cambiamento climatico provocato dall'uomo!
Aumentano gli studi e le ricerche scientifiche sulle probabili e possibili cause del riscaldamento globale terrestre. Migliorano i modelli e i dati su cui lavorare. E la risposta, a rileggere i risultati, pare essere sempre la stessa: il 97% della comunità scientifica afferma che il global warming è causato dalle attività umane e dal costante aumento di gas serra.
Uno studio tra questi risulta particolarmente interessante perché ha cercato di confutare (o di contro, sostenere) l’ultima dichiarazione dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change), che afferma con un'affidabilità del 95% che i cambiamenti climatici sono causati dall'uomo.
Pubblicato sul Journal of Climate, lo studio prova a determinare le cause della variabilità climatica prendendo due estremi temporali, ovvero uno a lungo termine (quindi separato dalla storia umana), e l’altro più recente. In entrambi i casi i risultati dimostrano come i cambiamenti della temperatura sono legati all'aumento in atmosfera dei gas climalteranti, concludendo che: “il contributo antropogenico è robusto e significativo”.
Il sole? Si è leggermente raffreddato; altri studi sostengono che tutto sia legato all’aumentata attività solare. L’articolo pubblicato su Nature Geoscience indaga l’influenza del sole sui cambiamenti climatici globali nel corso degli ultimi 1.000 anni. Risultato? Negli ultimi cinquant'anni l’attività solare è leggermente diminuita, mentre la quantità di energia solare che raggiunge la Terra è aumentata dello 0,1% in 300 anni.
Un sms
0,014g di CO2 e un messaggio.
32000 tonnellate di CO2 e tutti gli sms del mondo per un anno.

Nello scorso mese di Luglio, un'indagine della Ademe – l’agenzia francese per l’ambiente e il controllo energetico – ha causato un certo scalpore rivelando che la produzione di anidride carbonica generata dall'invio delle e-mail raggiunge cifre a dir poco sorprendenti. Il rapporto dimostra, infatti, che un impiegato produce, in media, oltre 13 tonnellate di anidride carbonica all'anno per un totale di 19 grammi per ogni e-mail da un solo megabyte ricevuta e/o inviata. Ciò vuol dire che usare la posta elettronica è un’attività altamente inquinante, considerando che la media di gas serra e CO2 emessi dalle auto europee solo nel 2010 è di 140 grammi per ogni chilometro percorso.

La stima diventa ancora più eloquente se si pensa che aggiungendo in copia all'invio di un messaggio di posta elettronica altri dieci destinatari, l’impatto ecologico dell’invio quadruplica. Detto in altri termini, inviare una mail a otto persone ha un impatto ambientale pari a quello generato da una vettura lungo un chilometro di strada percorsa. Ma quali sono le ragioni di questo fenomeno? La Ademe spiega che i messaggi ‘virtuali’, una volta inviati, vengono riprodotti una decina di volte su diversi server che provvedono all'invio del messaggio al destinatario finale. Ad ogni passaggio, quindi, viene utilizzata una certa quantità di energia elettrica che aumenta in maniera direttamente proporzionale all'aumento del megabyte allegati. La conclusione è che quanto più è ‘pesante’ è la nostra e-mail, tanto più inquinerà l’ambiente.
Ragionando per grandi numeri, le cifre sono da capogiro: ogni giorno vengono generati 250 miliardi di e-mail, di cui l’80% sono spam, ossia messaggi di posta indesiderata, un dato destinato a crescere anno dopo anno. Nella sola Francia, l’impiegato di un’azienda di oltre 100 persone riceve in media ogni giorno 58 mail e ne invia a sua volta 33, che pesano in media un mega. Se si contano 250 giorni lavorativi all’anno, questo corrisponde a 13,6 tonnellate di CO2 emesse.
Sicuramente un grosso problema, ma ci sembra sia corretto puntualizzare alcune cose:
1) molte fonti hanno impropriamente parlato di e-mail inquinanti come le auto: alt! grossa imprecisione. Le e-mail non emettono polveri sottili, nè gas di scarico nocivi per la salute come le auto: la CO2 di per sé non è inquinante, sebbene alti livelli di emissione di CO2 possano accentuare i noti problemi del global warming e dell’acidificazione degli oceani.
2) è vero che mandare una mail – come tantissime attività umane, anche fare una corsa – contribuisce alla produzione di CO2, ma siamo sicuri che le mail non abbiano migliorato la sostenibilità del nostro modo di lavorare? Quanti spostamenti risparmiati, anche quante telefonate? Tante…
3) il vero problema è dato dalla sostenibilità della infrastruttura delle mail e di internet in generale: aumentando la quota di energie rinnovabili che facciano girare la macchina di internet, il problema sarà molto minore anche sotto il punto di vista della sostenibilità ambientale di questa commodity ormai irrinunciabile nelle nostre vite.
Meno paragoni impropri e meno sensazionalismo ci vorrebbe secondo noi, dunque, e più attenzione al problema vero, che è la sostenibilità del nostro caro mondo virtuale.

Filippo Milone, Luigi Bucca, Samuele Milone






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